|
VERBALE DEL 14 OTTOBRE 2012
La riflessione suggerita dal libretto di formazione “Lo Spirito Santo: la verità per comprendere la Parola di Dio” alla luce del Vangelo di Giovanni 14,15-21 ci invita, nell’anno della fede avviato dal Papa l’11 di questo mese, a pregare maggiormente lo Spirito Santo perché ci illumini e ci disponga a fare la volontà di Dio.
La fede, sottolinea infatti Suor Rifugio, consiste nella forza di fare la sua volontà costi quel che costi e l’Evangelista indica come il mondo che non lo conosce e non si cura di Lui non potrà riceverlo. E’ perciò la fede che ci deve accompagnare in questa vita perché non tutti sono perseveranti nel cammino, così pure le ispirazioni della Grazia devono guidarci per perfezionarci perché l’osservanza dei Comandamenti ci manifesterà Dio. Le persone di fede devono imparare a vivere la dimensione della fede, perché in essa verranno santificate le loro azioni. In questo modo tutto diventerà più semplice. A noi è richiesto di saper gestire le emozioni che ci arrivano dall’esterno per poter santificare la vita. La Parola di Dio ci richiama allora a questa interiorità.
La sofferenza, dice il Coordinatore, viene sopportata con l’aiuto di Gesù che non ci lascia orfani e Caterina B., richiamando l’episodio degli Apostoli confusi dagli avvenimenti legati alla Passione di Cristo, ricorda che essi hanno dovuto ricevere lo Spirito Santo per capirne il mistero. Anche noi possiamo capire e vedere con l’aiuto dei Sacramenti e della preghiera. E’ l’accettazione personale dello Spirito non imposto ma voluto. I Comandamenti vanno visti, quindi, sotto il segno dell’Amore; non sono regole imposte perché siamo liberi di camminare verso la verità.
Il Vangelo della domenica di oggi, continua Suor Rifugio, ci propone il brano del “Giovane ricco” che ci richiama a fare quel di più per entrare nel Regno dei Cieli; occorre pertanto cambiare mentalità e il nostro modo di vivere lasciandoci plasmare da Dio.
“Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama” legge Rita R., condividendo le sue riflessioni scritte. C’è una condizione essenziale perciò per ricevere lo Spirito Santo: amare Dio con tutto se stesso che implica l’osservanza.
Il primo comandamento porta di conseguenza all’osservanza degli altri ma il comandamento è unico: l’amore a Dio. Lo Spirito Santo è l’amore che ha fecondato la Vergine e si è incarnato in Gesù. Gli Apostoli con la Pentecoste, attratti da una forza particolare, cominciarono a parlare varie lingue così da farci pensare che l’amore da loro provato si fosse trasformato in fiamma d’amore, desiderio di dare gloria a Dio, a somiglianza della fiammella iniziale di un camino che poi si accende in fiamma viva e si eleva verso l’alto. Diventiamo, quindi, collaboratori di Dio ricevendo in noi con desiderio lo Spirito Santo che è la molla per uniformarci al modello di Gesù per abbandonare l’uomo vecchio e rigenerarsi in creatura nuova.
Da bambini, interviene Guglielmo M., non si capisce l’importanza dei Sacramenti del Battesimo e della Cresima ed anche da adulti non si comprende che nel Sacramento del Matrimonio è presente Cristo. Questa ignoranza porta ad allontanarsi da Lui e a tradirlo in varie circostanze della vita. Il Signore però è paziente ed attende il ritorno del figliol prodigo perché spesso nelle difficoltà si scopre il Vangelo proclamandolo poi in famiglia e sul posto di lavoro. Il cammino nella fede rende costanti e perseveranti.
L’anno della fede, aggiunge Bruno S., è stato voluto dal Papa per riscoprire il Cristo e la nuova evangelizzazione. Quest’anno perciò ci invita a vivere di più i valori della giustizia, della pace, dell’amore, ai quali noi laici dell’Amore Misericordioso non possiamo non aderire , rendendoci fedeli nella paternità e nella solidarietà. In tal modo potremo non invecchiare e non abbandonare lo Spirito che è in noi, il Mediatore, il Consolatore che dà compimento all’opera portata da Gesù. Soltanto così potremo sentirci sereni, in pace e coraggiosi. La profondità di Dio la coglieremo con l’attuazione dello Spirito in noi.
Rossana S. si è soffermata sulle parole del Cristo “Io sono la via, la verità e la vita” ricordando come nella parabola del Seminatore, Egli ci abbia indicato la via da seguire. Dalla sua Parola traiamo la verità e da essa impariamo a conoscere lo Spirito Santo che riceviamo con il Sacramento della Cresima, apprezzandolo man mano lungo il cammino spirituale intrapreso. Noi purtroppo non preghiamo abbastanza lo Spirito Santo perché non comprendiamo la forza che da esso può derivare. La vita è quella che abbiamo ricevuto e che dobbiamo mantenere crescendo forti nella fede in virtù della forza ricevuta dallo Spirito Santo.
A Renzo le parole del Vangelo “Chi osserva i miei comandamenti, questi mi ama”, riportano alla mente l’episodio di Pietro al quale Gesù aveva chiesto per ben tre volte “Mi ami tu?” e questi aveva risposto “Signore, tu lo sai che io ti amo”, episodio che gli fa pensare ai suoi slanci personali d’amore verso il Cristo. Il richiamo all’osservanza totale dei Comandamenti, lo fa dubitare però del suo amore totale ripromettendosi di conformarsi completamente al Signore.
La scoperta del Signore, dice Anna Maria M., avviene proprio nella sofferenza o nella malattia che avvicinano a Lui con la preghiera per opera dell’azione dello Spirito.
Anche Franca L. e Luciana P. si soffermano su “Cristo, via, verità e via” e in particolare quest’ultima sottolinea come comprendere la Parola di Dio, significhi entrare nella logica del Creatore per pulire la propria anima ed entrare in un percorso di purificazione e conversione che conduca allo stato di grazia e alla fedeltà del cuore. Lo Spirito dona la sapienza, occorre perciò sforzarsi a non far emergere il proprio “Io” per tornare ad essere piccoli e poveri in se stessi, accogliendo lo Spirito come Maria. L’osservanza dei Comandamenti aiuta a rimanere in tale stato interiore.
Fabrizio S. è rimasto colpito dal I brano del Vangelo del “Giovane ricco”, in cui l’invito di Gesù al giovane di vendere tutti i suoi averi per poter entrare nel Regno dei Cieli, diviene motivo di tristezza e allontanamento da parte dell’uomo. L’accettazione della volontà di Dio, continua Fabrizio, si concretizza invece nell’abbandono della propria volontà lasciando che la sua mano invisibile, che si percepisce, ci guidi. Se riusciamo a dare al Signore tutto ciò che condiziona la nostra vita, la materialità, l’orgoglio, la superbia facendoci plasmare da Lui, ci avvieremo sempre più verso la meta, come Madre Speranza, che, donandosi in tutto per fare “Tutto per amore”, è arrivata alla santità. L’invocazione allo Spirito Santo aiuta a distruggere il proprio “Io” e ad illuminare la mente; l’abbandono fa entrare nel cuore lo Spirito. E’ un esercizio difficile e complicato che implica una sofferenza indispensabile.
A questo punto Il Coordinatore legge il passo integrale del Vangelo di Giovanni dal quale si evince la necessità dell’osservanza della Parola e dei Comandamenti, che, se osservati, creano un legame con Dio e lo stile di amare alla sua maniera. Sant’Agostino domandava al Signore il sentimento della propria pochezza e ringraziava la sua Misericordia per noi tutti, peccatori perdonati, anche, dei peccati non commessi per sua Grazia.
Riflettere sul legame esistente con lo Spirito di Dio deve servire a interrogarci sul cammino di fede intrapreso e sul rapporto con i Comandamenti e con il peccato. Non possiamo dire di credere comportandoci invece diversamente.
Suor Rifugio spiega allora che esiste una “ Grazia preveniente” che aiuta a gestire le emozioni e a prevenire il peccato. Se collaboriamo con Lei , eviteremo di peccare.
Il Signore ci accompagna sempre e Madre Speranza fa riferimento a questa Grazia alla quale va data attenzione, per rispondere con il bene al male e non con il male stesso che è di per sé altro peccato (rabbia, ira, vendetta). Il dominio di sé, l’autocontrollo creano di certo meno danni. La correzione deve essere in linea con l’altro, cioè vicini spiritualmente, deve essere un ascoltarsi reciproco.
Occorre attenzione e vigilanza perché una sola parola porta alla santità.
Occorre mitezza che implica umiltà.
Il cristiano, interviene Sergio R., non deve essere necessariamente sofferente ma gioioso, mite nella sofferenza perché sa donare tutto quello che accade.
Madre Speranza si è offerta quale vittima sacrificale per i sacerdoti senza mai lamentarsi e anche noi dobbiamo testimoniare Gesù nell’afflizione e nella sofferenza che non viene mandata da Dio.
La sofferenza, dice Suor Rifugio, va trasformata in atto d’amore.
Paola P. conferma che la gioia donata dallo Spirito Santo si comunica quando lo si è sperimentato. “Chiedete e vi sarà dato” ha detto Gesù e per conoscere lo Spirito bisogna pregare trasformando il dolore in accettazione ed offerta gioiosa. Chiediamo allora al Signore affinché la “ Grazia preveniente” ci aiuti a non incorrere in errori. Le nostre miserie possono così diventare Grazia di Dio.
Dopo la lettura da parte di Franca del discorso 267 di Sant’Agostino, Suor Rifugio ripete che lo Spirito Santo è l’anima che viene vivificata quando il cuore familiarizza con Gesù.
La vita, dichiara Renato P, è per lui cambiata nel momento in cui ha messo in discussione i suoi bisogni superflui impegnandosi a smantellare l’impostazione del suo “Io”, non senza crisi familiari e lavorative. E’ riuscito a migliorarsi riflettendo sulla Parola. Parlare soltanto senza mettersi in discussione non lascia posto ai doni dello Spirito. Se non ci svuotiamo giornalmente, non possiamo pretendere che in noi entri qualcosa di divino e daremmo in famiglia e in società solo parole vuote. Occorre lavorare quotidianamente su se stessi per donare poi all’esterno. Da tempo il Signore gli sta chiedendo e gli sta facendo vedere le prove alle quali è chiamato a dare una risposta di fede. Le sconfitte di certo non mancano ma una piccola vittoria è già una grande vittoria e per questo ringrazia il Signore di aver conosciuto l’Amore Misericordioso e l’Associazione che lo ha aiutato a fare pulizia interiore attraverso il contatto con gli altri.
La mancanza di apertura del cuore al Signore può portare al disordine, dice Suor Rifugio perché questa avvolge il cuore e non lo indirizza alla scelta giusta.
I cambiamenti indicano che Dio è entrato nella Storia dell’uomo.
Lo scoraggiamento, afferma Paola P., non deve però abbattere ma deve maggiormente spingerci a chiedere forza e consolazione al Signore che è il Dio dell’impossibile. Siamo tutti responsabili e con la sua Grazia possiamo trasformare qualcosa, mentre con la semplicità possiamo imparare a crescere.
L’esame di coscienza, ricorda Franca L., è la prima tappa dell’Incontro Coniugale che aiuta a prendere consapevolezza delle proprie miserie le quali, come diceva Santa Teresina del Bambin Gesù, vanno superate guardando alla Misericordia del Signore “Non guardate alle vostre miserie ma alla Misericordia del Signore”.
Anche Santa Faustina, aggiunge Rita R., ripeteva le parole del Signore “ Non premio il traguardo raggiunto ma l’impegno e la perseveranza nel raggiungerlo”e Suor Rifugio invita a non schedare tutti in relazione ai propri difetti, perché Madre Speranza, quale donna semplice ed ignorante, fu vista inadatta e non in grado di fare cose grandi mentre il Signore, invece, l’ha scelta proprio per la sua umiltà.
Gilberto riflette su quanto condiviso oggi, in particolar modo sulle parole di Fabrizio S. “Dobbiamo essere pronti a togliere del nostro per mettere del Suo” perché personalmente è convinto che la somiglianza ad immagine di Dio, ricevuta all’inizio della nostra vita, possa essere cambiata o influenzata dagli avvenimenti e ripristinata soltanto nel momento in cui facciamo entrare in noi quel qualcosa di Dio.
Nel tempo e nello spazio che ci è concesso, dice ancora Renato P., non dobbiamo sporcare perché abbiamo una missione da portare a compimento e Suor Rifugio ricorda come l’ateismo attuale sia diventato cultura, allontanando la verità del Vangelo. E’ il peccato d’orgoglio che impedisce la fede, continua Renato P.
I Comandamenti sono infatti trasgrediti, precisa Suor Rifugio, perché Dio viene ignorato e nell’anno della fede, occorre capire soprattutto che l’Amore Misericordioso è intriso di perdono, è un cuore che si dilata a tutte le miserie che ci coinvolgono.
“Mettere tutto nelle Sante Piaghe di Gesù” invita a fare Rita R. perché Egli è il Medico Celeste che interviene, cura e guarisce.
Dopo la condivisione su esperienze personali di qualcuno, si legge quanto riportato sul libretto di formazione a proposito del nostro Carisma per attingere maggiore forza, perché i doni dello Spirito Santo, spiega Suor Rifugio, sono aiuti all’intelligenza e alla volontà, mentre la fantasia fa parte della nostra psiche, del nostro corpo e può ingannare. La sapienza, l’intelletto, il consiglio, la scienza illuminano la mente e rafforzano la volontà come una città ben fortificata. Il dono della fortezza ci lega alla volontà di Dio perché tutti i doni dello Spirito Santo rafforzano la nostra vita.
Seguono gli avvisi e si conclude l’incontro con la preghiera comunitaria.
Sia lode a Gesù.
Franca
|
|